Sergio Rinaldi
Intervistato dalla nipote Virginia Carli.
Dove e quando sei nato?
Sono nato il 6 giugno 1944, precisamente il giorno in cui è avvenuto lo sbarco in Normandia quindi praticamente l'Italia era in piena guerra, mi raccontava la mi’ mamma che durante quel periodo hanno subito tante cose a causa della guerra e sono dovuti andare anche in altri comuni per sfuggire alla guerra. Addirittura un militare francese mi aveva preso per un morto e aveva chiesto a mia mamma se ero un morticino perché praticamente ero senza sostanze nutrive tipo latte, acqua, zucchero eccetera e quindi ero molto magrolino, comunque me la sono cavata.
La mia famiglia era costituita da ben 19 persone tra uomini, donne, zii e cugini, era una famiglia patriarcale con il capoccio che gestiva la famiglia con gli altri fratelli ,chi addetto alla potatura e chi lavorava nei campi, chi stava dietro agli animali. Mi ricordo che già quando avevo 4 anni mi facevano lavorare, facevo il guardiano alle galline che non andessero a mangiare l'uva, oppure stavo dietro ai buoi o ai cani. Mi ricordo di aver vissuto con i miei cugini in campagna dove si giocava a nascondino, a panforte, a carte eccetera eccetera. Mia mamma era casalinga mentre il babbo contadino e muratore, dove sono nato si chiama Montemori, era un podere molto vicino ad Ombrone nel comune di Asciano, andavamo a scuola a Chiusure che dista circa 4 chilometri e si andava in questa scuola in cui lo stabile era stato concesso da un principe iugoslavo che si era sposato con una moglie italiana lì. Avevamo un classe promiscua, cioè con bambini e bambine.
Come andavi a scuola?
Nella mia scuola c'era un maestro di nome Soldini che disse alla mia mamma che io ero bravo a scuola e che nella matematica ero un pozzo di scienza e le disse di farmi studiare, quindi la mi’ mamma con le possibilità che aveva finito le elementari mi mandò dalla mia nonna che abitava vicino a Siena, perciò vivevo con i nonni e gli zii che trall'altro non avevano bambini e quindi mi tenevano ben volentieri. Sono stato un po’ di tempo lì, poi la mia nonna si è ammalata di cancro al fegato e allora a me mi misero nel collegio che si chiamava ''Asilo giovinetti'' che era dove attualmente c'è la Commenda.
Com'era il collegio nonno?
In collegio ci vestivano con la divisa, ci facevano uscire in fila per due e accompanavano a scuola. Alla domenica mio nonno mi dava 100 lire alla settima e 50 le spendevo per andare al cinema all'Alberino mentre con le altre ci compravo un pacchetto di caramelle Charme all'anice. C'erano dei grandi saloni dove si stava a studiare, però io ancora non avevo il concetto dello studio da quanto ero turbato mentalmente perché questa vita fatta tra centinai di altri bambini piccoli, grandi, orfani o non orfani, perché ce ne erano molti orfani per causa della guerra mi turbava. Ho subito un trauma perché praticamente a me ed altri bambini ci prendevano in giro per il modo in cui parlavamo perché noi avevamo dei termini volgari, e a me dispiaceva ma poi con i miei risparmi quando ho potuto ho comprato un vocabolario vecchio della Zanichelli e mi sono accorto che la mia terminologia non era errata. Quindi c'erano questi stupidi bambini o grandi che ci prendevano in giro perchè usavamo questi termini e non sapevano che quelle erano giuste parole. Ho studiato fino a che ho potuto e poi sono andato a lavorare.
Che lavoro hai fatto dopo il collegio?
Il mio primo lavoro è stato quello di anda’ a vendere i dischi di musica alla Croce del Travaglio, bello quel lavoro mi piaceva tanto. Mi piaceva tanto la musica, mi imparavo le canzoni a memoria di Domenico Modugno. Poi ho lavorato alla Farmacia Coli perché mi aveva veduto un preparatore di farmacia che faceva le preparazione e diceva che ero molto bravo, lì facevo la gavetta lavavo le tazzuole, le piastre dove si facevano le pomate, gli stampi per le supposte e altre cose. Lì mi hanno insegnato l'arte del preparatore di farmacia che ho fatto per tutta la vita,ero bravo soprattutto a preparare le pmate. Successivamemte sono andato a fare il militare e una cosa che mi è piaciuto tanto è che questa esperienza mi ha fatto conoscere Roma dove sono stato per un anno e ho fatto il radarista. Il radarista consisteva nel seguire le macchie che vedevamo negli schermi che erano gli aerei che volavano e poi dovevo riportare in una grande lavagna tutti i vari spostamenti, le coordinate e l'altezza.
Tornato a Siena sono tornato a lavorare in farmacia ma ho fatto il rappresentante di un’industria farmaceutica tra Arezzo e Grosseto, e questa è stata una magnifica esperienza perché ho conosciuto tantissimi medici. Nel frattempo c'era un farmacista molto anziano che siccome ancora io non ero laureato mi diceva “iscriviti a Farmacia, iscriviti a Farmacia perchè te ce la puoi fare”. Allora lo feci mentre ancora lavoravo, poi so’ nati i figli e nonostante dovessi stare ad accudirli nel mentre riuscivo a studiare anche durante le ferie. Poi nel mentre lavoravo nella farmacia dell'ex ospedale psichiatrico dove sono stato per ben 10 anni e quando sono venuto via perchè l'ospedale psichiatrico chiuse posso dire di aver lasciato lì davvero una perla, ovvero una stanza dentro la farmacia piena di vasettini con tutte le sostanze con le quali facevo tutti i medicinali. Poi sono andato alla farmacia delle Scotte dove ho fatto anche nuove esperienze lavorative che riguardavano la rianimazione e il mantenimento della vita post intervento, per questo sono andato anche fuori Italia in Belgio, in Olanda e in Germania. Con tutte queste esperienze tornato a Siena con l'aiuto di altri dottori siamo riusciti ad aiutare una bambina che era costretta a stare in pediatria ma che con il nostro aiuto è riuscita invece a vivere una vita normale, il suo nome era Valentina.
Ho lavorato anche in un posto dove si facevano le protesi e infine mi hanno incaricato di gestire le farmacie che si trovavano a Colle e Poggibonsi fino al 2011, dopo di che sono andato in pensione e ho accudito alla mia mamma che stava male e mi sono occupato dell'orto. A me è piaciuto molto lavorare perché mentre lavoravo studiavo e imparavo cose nuove.
Cosa ti piaceva fare da giovane nel tempo libero?
Andavo a pescare, poi pescare si fa per dire non sono mai stato un bravo pescatore, poi imbalsamavo le farfalle, quelle con cui giocavi te da piccina nelle cornici. Poi mi piaceva ballare il liscio, il ballo della mattonella, il twiste, il valzer, il tango, la mazurka e il rock and roll.
Dove hai conosciuto la nonna?
A ballare, perché a me piaceva ballare lì a Ruffolo. Poi siccome lei era andata ad abitare in Piazza del campo e io lavoravo alla farmacia lì vicino ci vedevamo dalla finestra e poi qualche volta la andavo a prende con la Lambretta, poi con la Cinquecento e infine con la Prinz.
Quando e dove vi siete sposati?
Il 25 Agosto del ‘69 alla Chiesa dei Cappucini, trovata per caso, poi abbiamo fatto il rinfresco al Garden lì vicino con un bel pranzo, un bell'invito e tante persone. Poi siamo andati in viaggio di nozze, un viaggio meviglioso. Siamo partiti la sera e siamo andati a dormire a Viareggio, poi s'è fatto la Ligura, poi a Rapallo dove si spese un mucchio di soldi (ride), poi siamo stati un po’ di giorni a San Remo che allora era il classico per i viaggi di nozze; ma noi siamo andati anche oltre, siamo andati a Nizza, Torino, Milano e tutti i vari laghi dove abbiamo conosciuto due amici, Fiorenzo e Mara con cui siamo andati anche in Svizzera a Lugano dove abbiamo scoperto l'uova all'omelette che era l'unico piatto che ci potevamo permette, da lì poi abbiamo fatto altri giri per poi tornare a Siena.
Sei contento della tua vita o hai qualche rimpianto?
Contentissimo di tutto non cambierei nulla
E qual è stata la cosa più bella della tua vita? A parte avere me come nipote?
(Ride) La famiglia e avere gli obbiettivi sul lavoro e sullo studio che mi hanno arricchito tanto e mi hanno portato a prendere la laurea che vuol dire aver acquisito una posizione maggiore rispetto agli altri. Quindi sì sono felice.