Rita Santarsiero
Intervista dalla figlia Lucrezia D’Elia.
Parlami della tua infanzia...
La mia infanzia l’ho trascorsa in campagna, ed è stata molto felice perché ero a contatto con la natura, con gli animali. Non avevo giochi, non avevo tanti giochi, i miei giochi erano quelli di stare fuori in campagna, di giocare fuori con i cani, i gatti, il cavallo, portare a bere il cavallo, insomma...
E la tua famiglia?
La mia famiglia erano contadini, mia madre e mio padre. Io spesso andavo in campagna con loro, e mi divertivo anche per questo. Mi divertivo ad andare a raccogliere la frutta, loro coltivavano i campi, con gli animali e.…e basta, non so che altro devo dire.
Che scuole hai frequentato?
Mi sono diplomata fino al... mi sono diplomata. Quindi asilo, elementari, medie e poi il
magistrale, che sarebbe le attuali scienze umane, quello che fai tu ora.
Quali erano le mode nei tuoi anni?
Quando ero giovane andava tanto la minigonna, tra le ragazze andava di moda. Quando si usciva, siccome mio padre era un uomo d’altri tempi, era nato nel 1908 e lui non vedeva di buon occhio questo tipo di vestiti, con le nostre amiche ci vestivamo o a casa e poi mettevamo un cappotto lungo fino ai piedi, anche quello andava di moda e poi non si vedeva niente, oppure ci vestivamo normali e andavamo a casa di una nostra amica dove potevamo cambiarci, e poi ci ricambiavamo per non far arrabbiare i nostri genitori.
E dopo la scuola che hai fatto?
Dopo la scuola ho fatto il concorso per entrare in polizia e l’ho superato. È da trent’anni che faccio questo lavoro ed è quello che ho scelto, era quello che volevo fare.
Qual è stata l’esperienza più emozionante nella tua carriera?
La cosa più bella per me è stato quando ho vinto il concorso, quando sono andata a fare il corso di addestramento perché ci tenevo tanto, come anche adesso. Un'emozione molto forte l’ho provata quando sono arrivata a Milano perché io ero abituata ad un paesino molto piccolo, dove ci conoscevamo tutti. Arrivare a Milano, dove già trent'anni fa era la città più moderna e più europea che c’era, mi sentivo molto piccola e sperduta. Allo stesso tempo però ero riuscita a fare un lavoro in cui credevo tanto e questo mi ha dato la forza di andare avanti.
Hai avuto qualche fidanzato?
Sì.
Eh parlami dei tuoi fidanzati...
Ehm, come faccio a dire, prima di vostro padre? Che devo dire?
Eh sì, parlami del tuo primo fidanzato.
All'epoca, quando ero io ragazza i rapporti con i fidanzati erano sicuramente diversi da come sono ora, quindi ci si conosceva un po’ più a distanza, si stava in gruppo con gli amici, ci si vedeva nei circoli e.…e basta, non c’era sempre la possibilità di uscire e di vedersi perché appunto stando in campagna non c’era un passeggio, non c’era un modo di vivere come adesso, c’erano solamente le... ci si aggregava più che altro tra amici, si aspettavano le feste di paese dove ci si poteva parlare e incontrare per potersi conoscere ecco.
E che facevate da ragazzi?
Una cosa importante da ragazzi era proprio legata all’Azione Cattolica, quindi tutti i giovani del paese ci riunivamo vicino all’Azione Cattolica, organizzavamo rispetto alle funzioni religiose, ed era un modo anche per incontrarci, facevamo tornei di pallavolo, piuttosto che fare la gita e… le rappresentazioni religiose erano un modo per potersi vedere insomma.
Quando sei andata via di casa?
Allora, fino all’età di circa vent’anni era la situazione come l’ho descritta ora, poi a vent’anni quando ognuno di noi aveva preso la patente era anche più facile spostarsi perché io stavo in un piccolo paese che si chiama Scalera dove ci si conosceva tutti, era una frazione di mille abitanti. Quindi poi quando avevamo la macchina ci potevamo muovere nei paesi vicini per mangiare la pizza, per andare a fare la passeggiata, per fare la gita e si andava anche a Potenza che era il capoluogo di provincia che è anche più grande di Siena, e lì c’era tutto.
Sono andata via di casa verso i 25 anni, ma lavoravo a Potenza quindi tornavo sempre il fine settimana a casa. Invece poi quando ho vinto il concorso e sono andata proprio via di casa avevo 27 anni.
E dove sei andata?
Sono stata prima a Milano, e sono stata cinque anni a Milano, poi sono andata a Roma e sono stata cinque anni a Roma e ora sono vent’ anni che sono qui a Siena.
E perché sei venuta qui a Siena?
La scelta di Siena è stata perché era una città tranquilla, rispetto alla grande città come poteva essere Roma o Milano, dove volevo far crescere le mie figlie in un ambiente sereno e tranquillo così come l’ho vissuto io, e Siena mi sembrava una città a misura d’uomo dove non c’è molto traffico, dove è facile spostarsi da un posto a un altro, dove c’è tanta natura e sono più o meno le cose che avevo io nella mia gioventù insomma.
E sei felice della scelta che hai fatto?
Dal punto di vista della vita sicuramente sì, mi sono mancati i rapporti umani, perché Siena è una città a mio avviso, un po’ chiusa e quindi diversamente da come sono stata abituata, come siamo abituati diciamo al sud, dove i rapporti umani sono più facili, a Siena invece è stato molto difficile integrarsi. Adesso invece dopo tanti anni non è più così, ma all’inizio è stato molto difficile.