Marisa Brandini

Nata a Sovicille il 15 dicembre 1938. Storia raccolta dal nipote Gregorio Mazzi. Marzo 2023.

So nata in una famiglia contadina, la prima di cinque figlioli molto grande, tra tutti s’era parecchi. Il mio primo ricordo è di quando avevo sei anni, era tempo di guerra, al tempo si pativa la fame. Noi contadini si lavorava a mezzadria, mezzo raccolto si pigliava noi e metà il padrone. Avevamo una tessera per il grano da porre al padrone e una per mangiare. Quando gli alleati bombardarono Sovicille la nostra casa tremò tutta allora uscimmo di casa e andammo nei tunnel per ripararci, ma la mi' mamma si dimenticò la mi sorella più piccina Lorenza che aveva solo 3 mesi  in casa, allora io il mi' fratello Mario e la mi' mamma decidemmo di torna' in casa a prenderla nel momento che ci bombardarono, ricordo un rumore fortissimo e la casa che tremava ma fortunatamente non crollò niente. Quando passò il fronte tedesco in ritirata ci ammazzò tutte le bestie che ci s’aveva e distrussero i raccolti, poi arrivarono gli alleati e noi bambini andavamo da loro perché alcuni soldati si accamparono dove ci si aveva la stalla, ci davano i biscotti, i chiungam, la cioccolata e noi andavamo sempre lì perché non s’aveva pura di loro.

Iniziai ad andare a scuola ma smisi alla quarta elementare perché bocciai in terza e quindi avevo già fatto i cinque anni obbligatori. Quando avevo sette anni iniziai a stare male: avevo le convulsioni parecchio spesso e me le portai dietro fino a dodici anni è per questo che in terza stetti parecchio a casa e mi bocciarono. A quel tempo lì s’aveva gli animali e dopo scuola col mi' fratello s’andava a portarli sulla Montagnola a passeggiare e a mangiare fino a buio. Quando avevo diciotto con la mi' famiglia ci siamo trasferiti ad abitare in provincia di Arezzo e le condizioni in cui vivevamo erano anche peggiori non ci s’aveva nemmeno il bagno la casa era simile ad una capanna con la testa si toccava i travicelli del tetto, lavoravo col mi' babbo e zappavamo il granturco e la sera ci si metteva a fa' le spighe in casa, le attaccavamo al tetto e le portavamo dal mugnaio a far macinare e poi ci facevamo il pane, la polenta e lo davamo anche agli animali, andavamo nell’aia a tribbiare il grano e tenevamo la paglia per farci le stalle per gli animali. La sera facevamo le tavolate dei vicini e dopo mangiato ci scaldavamo tutti attorno al fuoco.

Al tempo non si mangiava tanto bene mezzo grano andava al padrone e mezzo lo tenevamo noi che però vendevamo per comprarci il sale, lo zucchero e quello che ci mancava.  Poi conobbi il tu' nonno e si tornò a sta' a Siena. Ci si sposò nel ’58 e andammo a vivere con tutta la su’ famiglia nel comune di Sovicille. In casa eravamo dieci tutti della sua famiglia tranne la mi' sorella Lorenza che aveva sposato il fratello del mi' marito, lavoravamo nel campo a mezzadria tutti andavo a lavorare tranne la mamma del mi' marito che  rimaneva a casa a cucinare perché era troppo vecchia per lavorare.

Per qualsiasi cosa di cui avevamo bisogno bisognava chiedere al capoccio (capo famiglia) che distribuiva i guadagni in base ai bisogni. Lavoravo con la falciatrice nel campo e governavo gli animali nella capanna, facevamo tutto da noi dal latte alla legna dal prosciutto all’orto, il lavoro non mancava, il pane lo mangiavamo anche per 7-8 giorni non c’erano i soldi per comprare la roba, ma io non ci stavo bene, ero l’ultima arrivata e di conseguenza ero l’ultima ruota del carro.

Poi nel ’60 quando nacque la tu zia andammo a vivere da soli nel comune di Siena, lui faceva l’operaio agricolo e io facevo la domestica in una villa ma eravamo tutti e due al servizio del solito padrone: lui lavorava la terra e io facevo le faccende in casa e io iniziai  partecipare insieme a quell’altre donne, ad alcune manifestazioni e riunioni per avere gli stessi diritti dell’omini. Il mare lo vidi per la prima volta a 24 anni non sapevo neanche cosa fosse perché la fattoria organizzò una gita per noi contadini. Poi nel’75 nacque la tu mamma e da lì la mi vita è cambiata in meglio.

Andai in pensione nel’93 e nel ’99 il tu' nonno morì di tumore. Oggi vivo da pensionata  a Costalpino.