Maria Falco
Intervistata dalla nipote Melissa Del Gaudio e da Sara Belvisi.
Sono Maria Falco, sposata Del Gaudio dal 1970, ho 76 anni appena compiuti anche se non mi pare di vedermeli e né sentirli (risata). Ho due figli, ne ho avuti 3 ma purtroppo col primo non ho avuto fortuna nel portarlo a casa. Ho una bella famiglia, 4 nipoti, due più grandi gemelli di nome Leon e Melissa e altri due più piccoli, Beatrice di 11 e David di 8.
La mia infanzia è stata molto bella perché sono cresciuta in una famiglia numerosa ma non la mia famiglia perché eravamo due sorelle, papà e mamma, ma nella casa di mia nonna dove tutti venivano, cugini, zii, e quindi papà ha voluto rifiutando ad altre proprietà, siccome era stato l'ultimo figlio, l'ottavo di mia nonna, e... ha voluto rimanere nella casa paterna dove lui era nato e dove noi ci riunivamo con cugini a giocare, a festeggiare.
Di solito a Natale eravamo una cinquantina di persone quindi grandissime feste, tanti preparativi perché poi si univano le sorelle di papà, le cognate... e quindi ho avuto un'infanzia molto molto bella sorridente, e anche una vita devo dire... papà essendo l'ultimo e non avendo potuto godere del padre perché lo ha perso che aveva 8 anni... quindi ha dato a noi, a me e mia sorella tutto l'amore e l'affetto che lui non ha avuto, quindi l'ha riversato su di noi l'affetto più grande, eravamo io e mia sorella, soprattutto io poi ancora oggi, l'ho perso da qualche anno papà anche se diciamo adulto, 96 anni, ma per me era la colonna della... mi manca moltissimo ancora oggi, e a volte ancora mi viene voglia di arrivare al telefono, chiamarlo... però poi mi ritraggo perché non c'è, me lo sento vicino come mamma però con papà avevo un rapporto diverso, che è una persona molto saggia, potevi confidarti e ti dava consigli e ti rassicurava, questo amore era un amore gratuito che ha dato e ha lasciato sia a parenti...amava molto i nipoti.
Poi la gioia... (piange) è stato quando sono nati... ha potuto godere anche dei suoi pronipoti dei primi due specialmente, soprattutto mia madre amava molto mio figlio quindi quando ha rivisto questi pronipoti lei è impazzita di gioia tant'è che dopo un po' che erano nati è venuta e si è messa a disposizione, avevano un mese e lei si è fermata tutta l'estate perché voleva godersi questi pronipoti che poi non a tutti capita di avere questa gioia no? Questa è stata diciamo la famiglia... poi se devo ritornare alla fanciullezza ho studiato dalle suore, perché mio padre all'epoca non permetteva che salissimo sull'autobus e quindi si andava a scuola con la macchina privata perché lui ci amava molto nel senso che aveva paura che qualcuno ci potesse far del male sia a me che a mia sorella e quindi andavo con questo taxista, eravamo in quattro, partivamo più tardi la mattina da casa perché io sono di Santa dei Goti in provincia di Benevento... però si studiava a Caserta perché era più vicina da Sant'Agata. L'autobus partiva alle 7.10 mentre noi quattro con l'autista alle 8 meno 15. Io ho studiato alle suore di Sant'Agostino, ho fatto le Magistrali.
Papà ha voluto sempre che stessimo solo con le donne è per questo che abbiamo frequentato l'Istituto di suore, non c'erano uomini.
Questo approccio come lo hai vissuto?
Mah... io sai non ci pensavo, l'unica cosa che non era tanto stare con tutte donne anche perché poi a casa c'erano molti cugini quindi non mi mancava, anche perché poi le feste in casa si facevano solo con i parenti, poi venivano amici di qualche cugino... papà voleva così e noi si ubbidiva, all'epoca c'era un'obbedienza che solo con uno sguardo tu stavi al posto, non rispondevi... io a papà davo del voi, non era permesso dare del tu, e papà era anche molto avanti, non era il tipo retrogrado... però c'era il rispetto. Io e mia sorella si dava del voi, mia madre a volte il voi e a volte il tu, ma comunque il padre era la figura importante della casa, era un uomo rispettato da noi e da tutti, in effetti non è mancato solo a noi ma a tutti, quando è venuto a mancare c'era tutto un paese al funerale di mio padre perché era una persona stimabilissima e amabilissima.
Ritornando alla scuola... l'ho vissuta bene perché poi avevo gli affetti veri, e compagne che ancora oggi conservo.. ho un'amica (perché poi nella vita le amiche non sono tante, te ne rimangono due, tre) ecco io ho un'amica che tutte le mattine mi invia il buongiorno con tanti cuori e noi ci conosciamo fin dalla nascita e abbiamo studiato insieme... Non c'è nessuna cosa che lei non sappia e che io non so di lei, la vera amicizia è quella, anche se non ti ci vedi o senti tutti i giorni tu ce l'hai in te, capisci che lei è il tuo sfogo, tutte le cose belle e brutte lei gioisce con te e soffre con te e la stessa cosa per te, quindi nella vita è così, le amiche sono poche, di conoscenze tante ma di amiche vere poche.
Io non ho avuto problemi nel frequentare la scuola, l'unico problema erano le suore rigide, io fino al quarto magistrale dove andare col grembiule nero ed i calzettoni bianchi, con la divisa blu e gonna blu, io per anni poi non ho voluto più mettere il blu perché era un'imposizione che io non avevo nemmeno a casa mia, non potevo nemmeno mettere un filo di trucco perché ti mandano subito a lavarti per essere acqua e sapone.
All'epoca non ho avuto simpatie, sì c'erano ragazzi che mi volevano ma ho avuto un papà geloso, erano altri tempi io parlo degli anni Sessanta dove ero nel fiore come siete voi oggi. Non ero brutta come dicevano tutti quindi avevo parecchi corteggiatori ma dovevo avere il consenso di mio padre perché al nostro paese la famiglia Falco è ed era molto conosciuta e se ti vedevano camminare con un ragazzo no... Per noi era possibile uscire solo la domenica con le zie e le nonne, e si faceva a gruppo, avanti andavano le più piccole poi quelle altre più grandine dietro fino a finire alle nonne. Al cinema lo stesso, noi andavamo al cinema con le nonne e con le zie e si vedevano i film i classici di una volta. Poi è entrata in casa mia la televisione e si mise in una camera da letto sopra un comò perché poi mia nonna ha voluto lasciare la casa, e l'ha lasciata a papà e a noi famiglia e lei è scesa a vivere con la cognata perché in questo palazzo Falco che ancora c'è è di due piani e al primo piano c'era un altro zio di papà, il primo fratello di mio nonno che era morto e quindi mia nonna è scesa da questa cognata che noi chiamavano nonna.
Un altra cosa è che i vecchi che stavano in casa noi li chiamavamo nonni, e quindi questa cognata di mia nonna che non aveva avuto figli noi la chiamavano nonna. Allora in questo televisore mi ricordo che abbiamo visto il primo festival di Sanremo in casa di questa nonna che abitava al primo piano... Sai prima a 70-80 anni si era veramente vecchi e si ammalavano di più, poi siccome c'era la servitù la donna non faceva niente quindi si abbatteva, e questa nonna che non era nonna ma che comunque tutti chiamavano nonna stava tra letto e poltrona, allora papà comprò questa televisione in bianco e nera sul comò, poi c'erano tutte stanze vicine e una cucina enorme con un forno non a gas perché quello è venuto dagli anni '56/'57 ma non delle cucine ma fornelli tipo quelli che ora si portano nei camper. Ritornando alla televisione, c'erano i bambini tutti avanti con le sedioline, poi a mano a mano si mettevano i più grandi e vedemmo i vari matrimoni dei regnanti... il primo sbarco sulla luna.. Ecco quindi diciamo che non mi è mancato niente e ho avuto una bella infanzia e gioventù.
All'età di 21 anni incontro il bell'uomo, mio marito (risate) a casa di mia cognata perché è la prima sorella di mio marito che aveva sposato anche lei un militare e abitava al mio paese perché lavorava lì, e la sorella più piccola era fidanzata con un mio cugino... Inoltre mia suocera mi amava perché diceva che suo figlio che stava a Roma gli dava pensieri, allora un giorno mio cugino mi disse di venire che mia suocera mi voleva conoscere, vado e c'era mio marito, presentazioni e niente di che, poi sono andata via e venne il capodanno ed i miei cugini più grandi organizzarono una festa in un locale e quindi volevano che anche io e mia sorella andassimo a questa festa, allora mia madre ci preparò, ci fece fare dei vestiti ecc. ma al momento dell'uscita (e ripeto io avevo 21 anni) papà ci vide vestite e disse "ma dove andate?" E Franco gli disse: "eh zio vanno alla festa" ma papà disse no, non ho mai passato capodanno senza le mie figlie e non intendo proprio farlo senza, mamma fece un po' di storia e poi zia, la prima sorella di papà ed io mi chiamo come lei Maria disse: "Peppe, ma c'è andata anche mia figlia con il marito, ci va mio figlio con la fidanzata... perché queste due creature non possono? Allora facciamo la mezzanotte qui e poi andiamo al locale dove stanno loro". Allora lui dette l'ok e a mezzanotte e 3 minuti si presentò con mamma e la zia a questa festa, allora io arrivo alla festa e mio marito ballava con un altra mia cugina, prende e non mi molla più, si presentò ma io gli dissi che non potevo fidanzarmi con lui se prima non andava a parlare con mio padre perché non mi era possibile camminare per strada e parlare con te perché qui mi conoscono tutti, ecco c'era questo rapporto di rispetto, era quella l'educazione, poi magari ci saranno state anche ragazze un po' più vivaci ma ecco io seguivo sempre i consigli di mio papà, l'amore per mio padre è talmente forte che ancora oggi me lo sento, per cui se ho qualche problema, sì è vero c'è Dio, però la prima parola va a lui, "papà aiutami", è lui che mi dà serenità anche se non c'è più.
Dopo ci siamo fidanzati perché lui è venuto a parlare con mio padre e dopo sei mesi ha presentato domanda allo Stato perché essendo ufficiale dovevano indagare sulla ragazza fino alla settima generazione e dovevi essere pulita sia te che la famiglia, e dopo sei mesi se andava tutto bene allora il presidente della Repubblica ti dava la conferma per poterti sposare, e mio marito ha avuto il sì da Saragat e che poteva convolare a nozze con me. Ecco e noi dal 5 ottobre del 1970 siamo siamo ancora oggi a raccontare, ne abbiamo avute tante nella vita, io che ero cresciuta in una famiglia numerosa di affetti perché papà era l'ultimo e io e mia sorella le ultime due dove tutti poi venivano, cugini e zii, eravamo un po’ coccolate da tutti e allora io avevo paura anche di accendere la luce quando era buio, perché… ero così, ero paurosa e sposando mio marito invece ho dovuto prendere coraggio dal primo momento perché lui ha avuto sempre compiti molto molto difficili in mano, ha sempre toccato lavori... contrabbando, riciclaggio, cioè è stato sempre nei punti molto pericolosi e paurosi.
I primi due anni sono stata a Roma dal ‘70 al ‘72, purtroppo lui a qualsiasi ora veniva chiamato poi era sempre lui avanti in prima linea quando lo chiamavano correva… quindi a Roma è stata.. i primi due anni sono stati... anche perché dovevo accettare questa realtà, lui me lo aveva detto “guarda con me te non farai una vita tranquilla”, e in effetti non sono stata tra... i primi due anni non sono stata tranquilla.
Poi dopo a Terni, ha avuto il comando a Terni, dove ci siamo fermati cinque anni e lì ero un pochino più serena perché lui andava la mattina poi tornava a pranzo poi la sera, cioè tutte le sere lo vedevo a casa, tornava a casa, e lì mi sono anche rasserenata ed ho avuto il primo bambino che purtroppo… per ignoranza dei medici… non l’ho portato a casa, e per me quella fu... è stato ed è ancora oggi un pro... un dramma un figlio che ho che sta lì con i nonni paterni e ce n’è voluta.
Quindi mi sono tuffata con l’aiuto di una conoscente che era nel palazzo, mi sono tuffata nello studio e mi aiutava lei, scendeva, lei era al 7º piano, io al 1º, lei scendeva tutti i giorni e studiavamo per un concorso, per il concorso magistrale perché avevo promesso a mio marito che non mi sarei messa, proprio per il lavoro che faceva, perché non potevo pure io, perché all’epoca non c’erano tutte le leggi che poi sono venute fuori nel '74, e quindi avevo promesso a lui di non lavorare.
Questa cosa come l’hai presa di non lavorare?
Eh lì per lì, io prima di sposarmi già avevo lavorato quattro anni perché mi sono diplomata a 18 anni, mi hanno chiamata a settembre per un doposcuola, e quindi ho lavorato dal ‘66, ‘65/‘66 al ‘70, e lui mi fece capire che era problematica la vita che… la sua vita era molto… perché era molto lanciato come ufficiale, gli davano sempre compiti, perché i compiti un po’ più semplici li danno a persone che non sono capaci di portare avanti determinati compiti, ma lui che era una persona devo dire... ha avuto sempre... non perché è mio marito ma molto stimato nella Guardia di Finanza, era molto conosciuto per le sue capacità, sia intellettive che di lavorative, lui è sempre stato all’intelligence della Guardia di Finanza, poi quando arrivavano promozioni doveva essere spostato e andare ecco a Terni, poi a Siena, comandato la Provincia, poi a Bari tre regioni cioè, poi per premio finale l’hanno mandato ad aprire un centro per quattro anni in Brasile, lui è stato quello che è andato in Brasile ad aprire un centro delle multiforze, infatti dopo di lui è venuto, è andato uno dei carabinieri, poi la polizia, ecco è stato quello che ha avviato un lavoro per le multiforze, lui rappresentava l’Italia in Brasile, le forze di polizia in Brasile, dove siamo stati quattro anni e dove mio figlio poi ha conosciuto la mamma... ed ecco poi sono venute fuori le due gioie.
Dicevo, i primi anni sono stati un po’ duri, poi piano piano siamo… dopo…Terni mi ha dato la gioia diciamo, prima il gran dolore poi mi sono, con l’aiuto di mio marito, ve l’ho raccontato prima, sono riuscita con lo studio ecco perché poi mi sono messa a studiare perché è stata prima la mia amica, e poi lui ha capito che dovevo uscire da questo…non si esce da un dramma perché tu un figlio lo porti per nove mesi, lo fai, quindi è un qualcosa che ti rimane e che c’hai, è sempre, ce l’hai, sta lì che ti aspetta, sta lì che ti aspetta, hai avuto altri due, sono stata molto apprensiva con il primo, mentre molto più sciolta, infatti il rapporto con la seconda è diverso da quello che ho avuto con il primo figlio.
Il primo figlio apprensiva, io ho dato anche a lui, io sentivo le cose prima che gli accadessero o contemporaneamente, non so sia a scuola “oggi stato interrogato, non è andato bene” oppure si faceva male, io lo sentivo prima di lui cioè lo sentivo prima di lui cioè, c’era questa questa cosa, questo rapporto morboso diciamo no? con il figlio maschio, forse capisco perché è una cosa naturale dicono che la mamma è più per il figlio, ma non perché è più, perché l’amore è uguale non si divide, i figli sono tutti uguali, solo che la mamma va per il figlio più debole cioè c’ha un modo di... di.. sì che posso dire, si ha un un rapporto un po’ più delicato, perché gli uomini per quanto siano sono sempre più delicati, non sono sono, il sesso forte siamo noi, anche se arrivano ad essere qualcuno nella vita ma sono più deboli, hanno sempre bisogno di un sostegno e il sostegno è la donna che lo deve dare a l’uomo, è la donna che fa la famiglia non l’uomo… l’uomo rimane bambino, sempre, nell’animo nel nel… poi ci sono gli uomini buoni, gli uomini…però è sempre la donna che avvia, la casa è fatta dalla donna non dall’uomo.
Io so stata cresciuta così e ho portato avanti e porto avanti perché io credo nella famiglia, guai se non ci fosse la famiglia.
La famiglia… la famiglia deve avere le radici, senza radici non si ha più niente, siamo siamo precari, e ora io sto notando che la nuova generazione non… non ha più questi valori, non…non…è tutto precario, tutto, questo poi dopo si va lì poi dopo si va di là, è tutto dovuto senza senza sacrificio.
Noi sacrifici li abbiamo fatti innanzitutto il rispetto per i genitori, a me bastava uno sguardo e stavamo zitte, ancora da sposata, ancora fino a 5/6 anni fa che avuto papà, papà è andato via a 96 anni e pure papà quando ti guardava in un certo modo tu stavi zitta, quello è l’educazione, ora invece forse perché… che ti devo dire, è mancata la…non c’è più rispetto io vedo che c’è questa “tu-tu”, il rispondere e il volere senza dovere, cioè si vuole ma senza avere niente in cambio, no noi si doveva dare per poter ricevere, questo è quanto.
Senti di avere dei rimpianti arrivata all’età che hai di ciò che è stata la tua vita?
Beh qualche rimpianto ce l’ho perché non ho avuto… ho fatto da mamma e da babbo quasi sempre perché mio marito tranne i cinque anni di Siena e tranne quelli a Terni e poi è stato il babbo del sabato e della domenica, perché era sempre in giro per il mondo, non è stato mai… ti ripeto era nell’intellighenzia della Guardia di Finanza, non era uno che era in ufficio, lui era sempre in giro per il mondo, lui ha girato il mondo dappertutto, l’Europa tutta diciamo, poi in America latina… rimpianti perché non ho avuto, noi ci siamo ritrovati come vita, cioè io sentivo la presenza anche se non c’era, c’era come come presenza ma non come c’era, c’era come presenza però chi portava avanti la famiglia ero io, il sabato arrivava lui, ma con i figli ci vuole il quotidiano capito, quindi il quotidiano ero io, senza l’appoggio, l’appoggio arrivava il sabato e la domenica però era l’appoggio del babbo, del babbo babbo Natale che ti portava il dono, che giustamente si voleva godere i figli, fino a tardi se li metteva sulle gambe fino a che non avevano 11/12 anni anni.
Tutto quello che volevano davano, e invece lui dava, per dire “devo andare fuori” lui “ecco vai vai fuori”… cioè non c’è stato da parte del padre nessun nessun no.
Poi quando si è accorto che è ritornato ad essere il babbo di famiglia, ti parlo di 22/23 anni fa, quando si è ritornato ad essere il babbo di famiglia, si è accorto purtroppo che i figli non ne avevano più questa… lui non aveva più sui figli il rispetto che ho avuto io nei confronti di mio padre, e che ho portato fino fino a 5/6 anni fa… lui quando ha cominciato a dire no alle cose… loro avevano un’età, avevano superato i vent’anni e quindi hanno hanno fatto quello che hanno voluto, hanno sposato chi hanno voluto, cioè non c’è stata nessuna… cioè mentre io ho seguito i consigli di mio padre, perché se una persona adulta ti dà un consiglio è perché c’è passato prima, perché ha anni di esperienza alle spalle, allora loro si sono sentiti liberi di muoversi e di fare quello che hanno voluto.
Quindi oggi purtroppo c’è questa precarietà e mi dispiace, perché i problemi in famiglia si affrontano, si sta seduti, si parla… oggi non c’è più, oggi c’è il telefonino a tavola, noi a tavola, per noi la tavola era il momento di discussione, di rapportarci, di dirci le cose, “devi fare questo, devi fare quello”…Certamente ci sono state pure con papà e mamma dei conflitti ma erano conflitti che poi te… erano conflitti che poi con l’età sono sono ritornati ad essere conflitti positivi, cioè quello che ti dicevano li ho riscontrati poi crescendo, ma questo oggi non c’è con i figli, con la nuova generazione, perché non ti ascoltano.
C’è il telefonino, si mettono lì, a tavola con i telefonini… cioè non c’è più questo rapporto questo rapporto, questo feeling fra il genitore e il figlio, tra io genitore… cioè tra il nonno e il nipote, è solo il dare.
Ma questo non è una cosa bella, cioè sì, si va avanti, c’è solo il bene ,l’affetto, oltre questo non ti regalano altro c’è non c’è altro. Non c’è la discussione, cioè il ragionamento, bisogna ragionare bisogna arrivare a delle conclusioni… cioè “va bene”, cioè il genitore accetta, risponde, e poi dopo ognuno fa… e invece ora questa cosa non esiste più…non…non so che dire, cioè io sono delusa, ecco sotto questo aspetto qui sono delusa, ecco non…sia per i figli e anche per questa nuova generazione sta crescendo perché vedo che io ho avuto fino in fondo un rapporto bellissimo di di discorsi e di problemi, ne ho parlato…