Giuliana Nenci
Nata nel 1948. Intervistata dalla nipote Margherita Parenzo. Marzo 2024.
Com’era la casa dove sei cresciuta?
Bella, carina; aveva una cucina, una grande cucina, con una stufa a legna, un acquaio di… mmm… di granito, un bel tavolo centrale con… mmm… con il marmo sopra e un bel mobile di quelli di una volta con la vetrina centrale. Poi c’avevo la cameretta mia, la cameretta del mio babbo e il gabinetto, che quando ero piccolina era solo un gabinetto, poi dopo quando sono un po’ più cresciuta s’è messo anche la doccetta. E attigua alla mia casa c’era l’ufficio postale dove lavorava il mio babbo.
E in che città vivevi?
Rigomagno.
Cosa ti ricordi dei tuoi genitori? I tuoi ricordi principali, quelli più belli o quelli più brutti; insomma parlami di loro.
Mi ricordo che la mia mamma era molto severa e il mio babbo era dolcissimo; la mattina quando mi svegliavo io, siccome ero molto paurosa, volevo sempre dormire in camera con i miei genitori, allora mi avevano messo un lettino infondo al loro letto, e io facevo un salto e saltavo, la domenica, saltavo nel letto e stavo a letto col mio babbo… e la mia mamma era sempre un po’ più severa, ci brontolava e ci diceva “eee che state sempre a letto voi, io devo fare la camera, burubù bu bu” e poi invece… mmm… niente… poi dopo io all’inizio delle medie sono venuta a Siena, in collegio a Santa Teresa per poter studiare, perché allora non c’erano i servizi tipo lo scuolabusse o treni per gli studenti come ora; mi dovevo alzare la mattina alle 5 per andare a scuola a Siena alle 8:30.
In quel periodo di solito cosa facevi per divertirti?
Aaaa che mi divertivo tanto con le mie amiche, che vivevo tanto in mezzo agli animali perché davanti a casa mia c’era una famiglia che ci aveva tutti gli animali: le galline, le papere, i maiali, i buoi e io andavo sempre con loro, salivo sul carro, perché allora c’erano i carri trainati dai buoi per andare nei campi, per arare, per tagliare le… mmm… semine e tutte queste cose qui, 'un c’era come ora tutti i macchinari; allora si partiva col carro e io ero sempre sul carro di questi signori che mi portavano con loro perché non avevano figli, ero come una figlia. Poi ho visto e nascere i maialini, ho visto nascere i vitellini, ho visto nascere le paperelle; poi con queste due donne la sera preparavo il mangiare per gli animali, mi divertivo a fare queste cose qui.
Quali erano i tuoi giochi preferiti?
I miei giochi preferiti erano con le mie amiche, s’andava nel bosco, si saliva sugli alberi, si cercavano le foglie, poi con la terra si facevano i ciotolini, si facevano tutte… non ci s’avevano i giochi come c’hanno ora i bambini, pochi per lo meno.
Ci sono degli eventi politici nel tuo periodo che ti ricordi particolarmente, e che hanno influenzato la tua vita?
Certo, nel paese c’erano due circoli ben definiti, c’era il circolo delle ACLI e il circolo dell’ENEL. Praticamente era il circolo delle ACLI era il circolo dei democristiani e l’altro circolo era quello dei comunisti. Non sono mai entrata una volta nel circolo dei comunisti perché mio babbo me l’aveva vietato e altre mie amiche con la quale s’andava a scuola insieme, si giocava insieme nella piazza, non sono mai venute nel circolo delle ACLI. Si facevano le feste nel circolo delle ACLI ed erano frequentate solo da quelli di una certa tendenza politica, perché allora i democristiani, che erano cattolici, erano in contrasto con i comunisti che secondo loro non erano religiosi. Mi ricordo benissimo che il 1° maggio, per esempio, i comunisti facevano una grande festa nel bosco, con le bandiere rosse, cantavano, facevano una merenda, mangiavano… e io non ci potevo andare, anche se ci sarei andata tanto tanto volentieri perché c’erano tanti dei miei amici di quando andavo a scuola, però il mio babbo me lo vietava perché “ loro so comunisti e non ci si può andare”.
E che rapporto avevi con i tuoi amici comunisti?
Io con i miei amici un rapporto normale, però io ero la figlia dei democristiani e loro i figli dei comunisti, erano i genitori che erano in contrasto. Poi nel paese si giocava insieme e si stava insieme, si andava a scuola insieme.
Quindi i tuoi genitori erano d’accordo con questa amicizia?
Sì, i miei genitori si, anche se preferivano che frequentassi altre persone che la pensavano come loro.
Chi è stato il tuo primo amore?
Il mio primo amore è stato il figlio del capostazione del paese. Quando io ero bambina, ragazzina (inizia a parlare con una voce divertita), ero innamoratissima di questo ragazzo, gli volevo un bene dell’anima e nemmeno gli parlavo da quanto bene gli volevo, mi vergognavo quando lo vedevo. Quando sono passata a comunione, te l’ho raccontata tante volte, siccome la mia mamma era molto amica della sua mamma, la mamma di questo ragazzino che si chiamava Mauro, gli ha detto "vai a fare” aveva un anno più di me “vai a fare gli auguri alla Giuliana che oggi fa la sua prima comunione” e praticamente l’ha obbligato a venire a casa mia, io mi stavo vestendo da prima comunione, mi sono vergognata come una ladra, perché è venuto questo ragazzino, io mi sono emozionata da morire (ride), e la mia mamma “su fai dagli un bacino alla Giuliana” perché eravamo due bambini. Poi dopo da più grande, sì, ho avuto un ragazzo del paese lì vicino, che venivano con la Vespina, lui insieme a un altro che veniva dalla mia amica, amoretti così, flirt come c’avrete voi ora, non lo so, ma non credo come c’avete voi ora. Facevamo tutto di nascosto perché i genitori non volevano.
Qualche episodio che ti ricordi, che ti è rimasto impresso?
Allora senti, questi due ragazzi venivano con la Vespa, e questa Vespa c’aveva un rumore particolare, faceva un rumore particolare; la zia di questa mia amica, che gli piaceva quell’altro ragazzino, erano due: si chiamavano uno Giancarlo e uno Elio, allora Giancarlo andava con la Nicla e Elio veniva da me, e arrivavano con questa Vespina, ma era una Vespa piuttosto grossa, un Lambretta forse sarà stata, e faceva un certo rumore. La zia di Nicla, di questa mia amica, riconosceva questo rumore, si metteva fuori dalla porta e quando li vedeva li faceva scappare questi due ragazzi, insomma li faceva scappare, tanto che questo ragazzo al posto della targa dietro (inizia a ridere), ci aveva scritto, aveva fatto un cartellino col cartone e c’aveva scritto “pensa per te” riferito alla zia, perché quando lui girava e se ne andava lei leggeva “pensa per te” (ride), siccome era la zia e non era la mamma, lui gli diceva “e ma te che c’entri, non c’entri niente” invece lei vivevano in casa insieme e si sentiva in dovere di sta attenta a questa ragazzetta. Ma eravamo ragazzette avremmo avuto 13/14/15 anni così, una cosa così.
Qual è stato il tuo primo lavoro?
Questa è una bella domanda, molto difficile perché io ho fatto delle supplenze negli asili, poi appena diplomata mi sono subito sposata e il tuo carissimo nonno non ha voluto che io lavorassi (parla con una voce colma di lacrime) perché sono rimasta praticamente subito incinta e lui mi ha praticamente vietato di lavorare e non ho mai lavorato fuori, ho sempre fatto la mamma e la donna di casa.
E ti è dispiaciuto?
Tantissimo, tantissimo, (inizia a piangere) è stata una delle cose nella mia vita nella quale se tornassi indietro non darei retta a nessuno, e non date retta a nessuno ma fatevi la vostra vita, lavorate perché… è molto importante, perché la mamma si può fare anche mentre si lavora.
Qual è il viaggio più lontano che hai fatto?
Forse in Danimarca da Dario, sì forse lì quando sono stata da lui, da mio figlio piccolo Dario. Comunque poi con il nonno s’è girato siamo andati in Spagna, siamo andati in Portogallo, siamo stati a Londra, a Malta, insomma un po’ di giretti li abbiamo fatti.
Cosa invidi e cosa non inviti ai giovani di oggi?
Ai giovani di oggi non invidio il non essere liberi, perché loro credono di essere tanto liberi ma invece sono molto condizionati dai telefonini e da tutto quello che gli viene dalle immagini che vedono nei telefonini, e se pensassero un attimo alla vita che ho fatto io quando avevo la loro età, che vivevo dentro a un collegio, insieme ad altre 100/150, qualche volta anche 200 ragazze e che si giocava a giochi semplici, oppure quando tornavo a casa dai miei ci accontentavamo di fare le passeggiatine avanti e indietro, avanti e indietro; ora non siete mai contenti, andate tutte le sere fuori, uscite, avete tutto quello che volete, io avevo due paia di scarpe, uno c’andavo a scuola e l’altro c’uscivo la domenica; non avevo cinque o sei paia di scarpe, fino a che non erano finite non si ricompravano, ma non perché mancavano i 5€ per comprare le scarpe, ovvero 5000 lire che allora c’erano le lire, ma perché usava così. Ascolta mi ricordo una volta in cui mio babbo mi aveva dato 5000 lire per venire a Siena e comprare le scarpe perché c’aveva un matrimonio, andai in uno dai negozio migliore qui di Siena, e comprai un paio di scarpe nere di pelle lucida, me li ricorderò per tutta la vita perché le mie amiche me le invidiavano da morire queste scarpe, e mi avanzarono dei soldi, perciò pensa un po’ quanto costava la vita vita di allora.
Come si festeggiava un matrimonio quando eri giovane?
Io so che quando si è sposata la mia mamma, si è sposata con un abito verde scuro, corto, che ancora c’ho e poi è partita con un pullman ed è andata a Radicofani dai parenti del mio babbo che era di Radicofani, e questo è stato il loro viaggio di nozze e poi sono tornati, poi non so cosa hanno fatto… sono nata io, non le so dopo altre cose… quando mi sono sposata io ci simo sposati in comune io e il nonno, poi siamo andati a mangiare al Garden, abbiamo fatto un bel pranzo, eravamo un centinaio di persone, il pranzo era finito lì non è che c’era la musica, la festa, le cose; i regali, ti regalavano le cose per la casa, ti regalano i bicchieri, ti regalano piatti, i tegami, il soprammobilino, e no, ora ti regalano i soldi per andare a fare i viaggi e poi io il nonno siamo partiti la sera del matrimonio e siamo arrivati fino in Spagna a Barcellona… e siamo stati a Barcellona quattro o cinque giorni in un albergo, questa è bellina, che ci aveva consigliato il mio zio, un albergo centrale, noi si prenota peccato che questo albergo lo stavano ristrutturando esternamente, perciò c’erano tutte le impalcature laterali ed eravamo rinchiusi dentro, non si vedeva niente dalle finestre perché era tutto chiuso (ride). Siamo stati bene lo stesso.
Qual è il momento più felice della tua vita?
Il momento più felice della mia vita è stato quando è nata la mia prima figlia (inizia a piangere di gioia), quando è nato il secondo e quando è nato il terzo e poi dopo, ovviamente tutti i miei nipoti, ma quelli forse più felici di tutti sono quando sono nati i miei figli
In questo momento ti senti realizzata dalla tua vita?
No, no (inizia a piangere) non mi sento realizzata perché non ho lavorato mi manca anche ora questa cosa, della mia indipendenza economica, anche se non mi manca nulla però questo mi manca molto.
Te la sei portata dietro insomma.
Me la so portata dietro, poi so' realizzata perché c’ho i miei figli bellissimi, i miei nipoti stupendi, sicché da questo punto di vista sono realizzata, ma dal punto di vista mio personale un po’ meno.
Quindi il consiglio che vorresti dare ai giovani di oggi, alle nuove generazioni, per sentirsi il più realizzati possibile?
Di studiare, un consiglio che darei ai giovani oggi è studiare, studiare fino a che ne hanno voglia e fino a che ne avranno la possibilità, girare un po’ il mondo, guardarsi un po’ intorno e poi lavorare e poi farsi una famiglia, quella è indispensabile direi; però la famiglia nasce se, io me la so fatta a 20 anni, io avevo 21 anni, ma ci si può fare anche a 30/35, non cambia niente, voglio dire, ti puoi realizzare lo stesso prima come donne e poi come madre, come moglie, insomma, questo sarebbe il mio consiglio.